Da Torino via, Slovenia, Ungheria, Ucraina, Russia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceka, Austria, Torino

Agosto 2003

Ricordo che questo viaggio era in progetto già da molto tempo, ma che non era in programma per questa estate, il nostro progetto era andare in “Iran”, eravamo di già alle prese burocratiche per la documentazione e il carnet de passages per poter entrare con il nostro mezzo in questo paese.
Ricordo ancora l'incazzatura che fece abortire tutto il viaggio.
Mi spiego meglio; tutto nasce per il carnet, sia la mia banca che la mia assicurazione mi chiedono un fermo di capitale di circa euro 8.000,00 ed euro 380,00 di spese per elargire la fideiussione, documento con cui andare poi all'ACI è ottenere finalmente questo benedetto carnet de passages.
Io e l'amico Fhilip a questo punto, incazzati per la grossa spesa da noi in quel momento non sostenibile, abbiamo detto “fan culo l'Iran”, ci andremo un'altra volta.
Così ci siamo aggregati al gruppo di amici degli amici che avevano in sommi capi organizzato il viaggio in Russia.
Nel primo week end di maggio ci siamo ritrovati tutti, per conoscerci meglio e fare il punto della situazione.
Siamo in 6 coppie e un single, totale 13 persone, le moto sono: n° 3 Bmw Gs 1100R, n° 1 Bmw Gs 1150R, n° 1 Bmw 1150Gs adventure, n° 1 Honda dominator e n° 1 Honda Transalp, la partenza è prevista nei primi giorni di agosto.
Nel frattempo mi documento il più possibile sull'itinerario da percorrere, specialmente su quello dopo San Pietroburgo, quando io mia moglie, Fhilip ed Anita rimaniamo soli perché il gruppo deve fare rientro velocemente per motivi di tempo e di lavoro.
Come sempre mando i passaporti all'agenzia IAS di Roma per ottenere i visti d'ingresso per l'Ucraina  e la Federazione Russa.

Arriva il momento della partenza, la moto è bella carica come d'altronde lo siamo anche noi di entusiasmo è voglia di conoscere.
L'incontro con tutti il resto del gruppo avviene in una stazione di servizio sull'Autostrada per Gorizia; Dopo i saluti, baci e l'augurio di una buona vacanza si parte.
La prima sosta con pernottamento la facciamo in un paesino della Slovenia prima di Lubiana.
La mattina presto si riprende il viaggio per arrivare nel lago Balaton, dove sostiamo per ammirare gli Ungheresi fare il bagno e divertirsi in questo lago che per loro è il loro mare con spiagge, alberghi ed attrezzature balneare.
Attraversiamo Budapest con la promessa di organizzare una visita specifica è appropriata a questa splendida città.
Al confine con l'Ucraina si perde molto tempo per la malsana burocrazia che regna in questo paese ancora legato alle tradizioni Russe.
Riusciamo a sbrigare le pratiche prima che facesse buio è trovare sistemazione in un albergo (quasi decente) nella cittadina di Mukacheve.

Il percorso non è scorrevole, un po per le strade non tanto ben asfaltate ma ancor di più per la polizia stradale che si rivela una sanguisuga per il turista; per loro siamo dei polli da spennare, decidiamo di adottare un sistema ferreo per cercare di arginare questa invadenza; il sistema consisteva: fare i tondi, non capire mai una mazza è contestare, contestare, contestare, cercando di portarli all'abbandono per stanchezza.
Ci riusciamo, ma perdiamo un sacco di tempo, ogni 20/30 chilometri la stessa storia.
Arriviamo nella prima città degna di una visita “Leopoli” questa si vanta di essere la meno sovietica di tutte le città Ucraine, effettivamente è bella, tanto da rivaleggiare con la capitale Kiev.
Ci sono bellissimi palazzi, chiese, teatri, musei e piazze. Da tutto questo contesto architettonico e culturale capiamo perché è soprannominata la Firenze dell'Est.
Mentre facciamo visita alla cattedrale cattolica facciamo conoscenza con un alto prelato romano e due novizi Ucraini, questi parlavano perfettamente l'Italiano, ne approfittiamo per chiedere informazioni e consigli su come ci dobbiamo comportare con la polizia locale.
Ci spiegano che da poco si è costituito una specie di forte sindacato per la tutela dei diritti del popolo, a capo di questa organizzazione c'è una donna di nome Irina Corbaciova (questa persona è temuta dalla polizia per le varie cause vinte nei loro confronti) quanto vi fermano per qualsiasi contestazione, fate il suo nome è vedrete che funziona.
Cavolo! funziona è come se funziona, finalmente arriviamo a Kiev senza perdere molto tempo, la polizia a sentire il suo nome è veramente terrorizzata, forse perché sanno di essere  nel torto più marcio e quindi di perdere la causa, se veramente c'è una denuncia nei loro confronti.

Visita di tre giorni nella capitale Ucraina “la piccola Mosca” così è definita da tutti per le sue bellezze artistiche e culturali.
La città è ben servita da tre linee della metropolitana con viali larghi e grandi piazze, la più famosa è la piazza dell'indipendenza dove si svolgono tutte le manifestazioni.
La città vecchia è situata sulle colline che sovrastano il fiume Denepr, stupenda è la chiesa di santa Sofia dalle cupole dorate, il complesso è stato definito uno delle sette meraviglie del cristianesimo ortodosso dell'Ucraina.
Altro complesso religioso “adibito a un grande museo “è la Pechersk Lavra dove sono ospitate testimonianze del passato, la raccolta all'interno spazia dagli oggetti in metallo preziosi alle stampe, ritratti, quadri, calici, crocifissi, tessuti ricamati da pregiatissimi maestri ucraini e catacombe con resti mummificati di santi ortodossi.
Sulle rive del Denepr di recente è stata costruita una altissima statua, in onore alla  madre Patria, alta 62 metri, e comprendendo anche la struttura su cui poggia arriva in totale a misurare 102 metri.
Passiamo i tre giorni visitando tutto il possibile,  viaggiando in metropolitana e camminando a piedi per i viali della città

La mattina della partenza mentre da poco abbiamo lasciato l'albergo succede il fattaccio, la moto di Giovanni, la GS1150 adventure, c'è qualcosa che non va, si ferma disperato dicendo che non entrano più le marce è rimasto con la terza bloccata nel cambio.
Non ci perdiamo in disperazione, ma in concentrazione, prendiamo il libretto dell'assistenza e guarda caso scopriamo che a Kiev esiste una concessionaria moto
BMW
Prontamente fermiamo un poliziotto che in quel momento si trovava a passare, capito cosa chiedevamo è quale era in nostro problema ci fa segno di seguirlo.
Così in poco più di mezza oretta con il cambio bloccato sulla terza riusciamo ad arrivare alla concessionaria, ancora chiusa, salutiamo ringraziando il poliziotto e aspettiamo l'apertura che avviene alle ore otto e trenta.
Officina nuova di zecca, sembrava che non avesse mai visto una moto è forse era vero, comunque gentilissimi si prendono cura prontamente della moto.
Dall'esploso deducono che potrebbe essersi rotto la forchetta che inserisce le marce nel cambio, così smontato il motore la diagnosi è risultata positiva.
Facendo pressioni siamo riusciti a fare saldare il pezzo in questione per non aspettare il ricambio dalla Germania.
La moto c'è la consegnano la mattina dopo con tanto di grazie e arrivederci, tutto il lavoro in garanzia (santa BMW).
Perdiamo solo un giorno, ci è andata di lusso, riprendiamo il nostro andare da dove l'avevamo lasciato il giorno prima.
Arriviamo in dogana per entrare nella federazione Russa che sono quasi le 3 del pomeriggio è qui inizia il supplizio della burocrazia più disarmante che io abbia mai visto lungo il mio cammino di viaggiatore.
Abbiamo perso quasi 6 ore di snervante trafila burocratica, una inqualificabile macchina corruttiva e ruba soldi. La documentazione da compilare è solo in cirillico, cosa per noi indecifrabile, per cui siamo costretti a farci aiutare da gente messa apposta per chiederti denaro, ma come si dice “chi l'ha dura la vince”.
Sono oltrepassate le otto di sera quando ci liberiamo di questo fardello, la prima cosa che facciamo è cercarci un hotel per passare la notte. 
La mattina si parte presto e subito dopo scopriamo che la polizia russa è una associazione a delinquere, non abbiamo più il famigerato nome da tirare fuori quanto serve. Adottiamo il metodo del silenzio, del non capire e della contestazione, adoperando, come ultima carta quella di far capire che telefonavamo alla nostra ambasciata Italiana.
Diciamo che li portavamo allo svernamento costringendoli a rilasciarci i passaporti insieme a degli insulti che noi ricambiavamo nella nostra lingua.
Tutto questo rallenta la nostra andatura, oltrepassata la cittadina di Orel, pensavamo di trovare albergo lungo il tragitto  ma non troviamo niente che assomigli a un hotel, sono le 10 di sera, siamo stanchi è affamati ci fermiamo in un paese dove cerchiamo un ristorante; nel mentre ceniamo chiediamo se ci fosse un posto dove pernottare, il gestore del locale in modo gestuale ci fa capire che a 50 chilometri c'è un albergo per viandanti proprio sulla strada che facciamo.
Arriviamo in questo albergo (dopo ancora un posto di blocco della polizia) che sono le 2 passate, tanto che abbiamo faticato a farci ricevere perché tutti dormivano, perfino il portiere.

Non sto più a raccontare il supplizio della polizia perché è ripetitivo, ci avviciniamo finalmente alla nostra meta: Mosca.
Prendiamo possesso delle camere in un albergo vicino alla piazza rossa dove le moto riposano nella parcheggio a pagamento antistante l'hotel.

Mosca la città da noi tanto sognata, eccola qua ,ci siamo è siamo proprio sulla piazza rossa con la vista della mastodontica, fiabesca è bellissima basilica di San Basilio.
Il Cremlino circondato dalla lunghissima cinta muraria con dentro il palazzo degli zar, oggi sede del parlamento.
Scenario che merita tutto il viaggio, si viene letteralmente rapiti dalla bellezza della enorme è monumentale piazza con il palazzo color rosso che ospita il museo di storia, dal mausoleo di Lenin, dai magazzini Gum, simbolo dell'era comunista.
Ci lasciamo trasportare quasi naturalmente alla visita della città nel suo insieme.
Girovaghiamo con la metropolitana, visitando la Mosca sotterranea, le stazioni hanno tutte un una particolarità diversa, sono imponenti come dei palazzi ottocenteschi con pavimenti in marmo pregiato e sulle pareti affreschi e sculture impressionanti.
Ci sono diverse linee che si intersecano fra loro, alle volte si scende per circa 300/400 metri con delle scale mobili , sembra che non si arrivi mai a destinazione, siamo rimasti veramente affascinati da tanta bellezza architettonica.
Non ci siamo fatti mancare una gita in battello sul fiume Moscova ammirando la città 
dall'imbarcazione, fotografando monumenti e chiese dove si mescola l'antico con moderni palazzoni grigi dell'era Sovietica.
Abbiamo trascorso tre giorni fantastici in questa città simbolo del potere politico ed economico della grande Russia, riprendiamo il nostro viaggio per raggiungere l'altra città simbolo dell'ex stato Sovietico, Pietrogrado fino al 1924, Leningrado fino al 1991 è ora  “San Pietrobrugo”.

Si parte molto presto, usciamo dalla città che ancora è buio, il nostro scopo è evitare il caos cittadino prima che questa si sveglia.
Su questa rotta turistica non sappiamo il perché ma la polizia sembra più clemente e
onesta, forse saranno più controllati, chissà, fatto sta che il percorso tra Mosca e San Pietroburgo si fa veloce e spedito tanto da arrivare in una ora decente in hotel.

Come a Kiev e Mosca anche in questa città vogliamo spendere tre giorni.
Il nostro giro inizia con la visita del museo di tutti i musei “L'Hermitage”
Il biglietto d'ingresso è valido due giorni perché in un giorno per chi è appassionato di arte non basta.
Imponente come palazzo ma più impressionante il contenuto che il museo offre al visitatore, noi siamo arrivati proprio alla celebrazione del tre centenario della città è quindi abbiamo potuto vedere molte altre opere esposti di altri musei del mondo.
Fantastico non ci sono parole più appropriate per descrivere l'insieme,
l'edificio faceva parte del palazzo d'inverno, importante residenza zarista.
Girovagando senza meta per la città, descritta da molti come la Venezia del nord, ci soffermiamo ad ammirare i suoi canali navigabili, i suoi fastosi palazzi e le molte chiese, ci si sofferma volentieri sulla cattedrale del Sangue Versato, mastodontica architettura rassomigliante alla basilica di San Basilio a Mosca.
Prendiamo un battello per fare visita alla fortezza di san Pietro e Paolo edificata da Pietro il Grande su di una piccola isola sul fiume Neva.
Un tempo serviva come difesa al predomino Svedese sul Baltico, in tempi più recenti divenne un carcere, per oppositori politici.

Siamo arrivati al momento della separazione del gruppo, rimaniamo solo io mia moglie, Fhilip ed Anita, tutti gli altri ritornano velocemente in Italia perché devono tornare a lavoro, così dopo i saluti di rito riprendiamo il nostro viaggio puntando verso la città di Puskin, non molto lontano da San Pietroburgo.
Alexander Puskin poeta e scrittore di fama internazionale, troppo tardi compreso in patria.
Visitiamo la sua casa natale, il grande museo a lui dedicato, il palazzo Puskin e l'immenso parco giardino.
Girovaghiamo per i paesi rurali e la campagna dove veniamo a contatto con la gente
umile, socievole e ospitale, cosa che nelle grande città non è possibile assaporare.

La nostra destinazione è puntare a sud ed entrare in Polonia attraverso la Lettonia e la Lituania per raggiungere è sostare due notti nella città di Danzica.
Lungo il tragitto in Russia prima di raggiungere il confine della Lettonia si fa tardi, senza trovare nulla che rassomigliasse ad un albergo, sono le nove di sera si fa quasi buio, arriviamo in un villaggio di contadini dove le persone incuriositi della nostra presenza escono dalle case, noi ne approfittiamo per chiedere alloggio, prontamente una di queste ci offre ospitalità nella sua casetta per depositi attrezzi affianco alla loro abitazione, a gesti ci fa capire che la stessa fino a poco tempo fa era l'alloggio dei suoi figli ormai da tempo fuori per lavoro.
Accettiamo molto volentieri, questa ospitalità disinteressata e senza pretese alcuna, tanto da renderci quasi sporchi nell'anima al pensiero che dalle nostre parti non ci avrebbero degnato di uno sguardo.
La mattina dopo, volevamo ringraziare cercando di pagare il nostro disturbo con del denaro ma ci fanno capire che tutto è stato fatto per ospitalità del viandante, è la loro  cultura contadina, ci sentiamo fieri ed onorati di aver conosciuto gente del genere.

Arriviamo nella bella cittadina di Danzica dopo una straordinaria giornata di sole, attraversando paesaggi fantastici su strade molto ben asfaltate e poco trafficate.

Danzica Città portuale del mar Baltico, conosciuta recentemente per via del sindacato Solidarnosc e di Lech Walesa, invece è una città antichissima piena di storia, contesa da diversi popoli che qui portarono la loro cultura.
Rasa al suolo quasi al 90% nella seconda guerra mondiale è stata ricostruita più bella di prima.
La città detiene il primato della lavorazione dell'Ambra, questo particolare minerale ha origine dalla resina fossilizzata degli alberi, questa viene raccolta lungo la costa del mar Baltico.
Ci sono molti palazzi che meritano essere visitati, costruiti dall'influenza architettonica Olandese, questi donano alle strade una straordinaria bellezza con forme e colori particolari.
Il monumento più famoso è la fontana del Nettuno che è il simbolo cittadino poi si può visitare la chiesa di Santa Maria, il palazzo della corte di Artù, le antiche porte d'ingresso è il Gru di Danzica il più antico macchinario medievale per lo scarico e il carico delle merci.
Siamo rimasti sbalorditi dalla bellezza di questa città a noi fino ad allora sconosciuta.

Riprendiamo le moto per un'altra tappa che ci porterà nella città natale del nostro emerito papa Polacco, a Cracovia.
Lungo il percorso ci soffermiamo a visitare il castello di Malbork, edificio imponente e ben conservato.
Arrivati a Cracovia, cerchiamo una sistemazione in uno ostello come abbiamo già fatto a Danzica, sono puliti, forniti di una camere con sala cucina e bagni individuali,
come si dice “bassa spesa tanta resa”
La città offre moltissimo al turista, ci sono chiese, palazzi e musei che meritano una sosta di due giorni come abbiamo fatto noi.
Visitiamo senza meta prefissata la città partendo dalla piazza del mercato, una delle piazze medievali più grande d'Europa.
Il nucleo della città vecchia ha una lunga e gloriosa storia testimoniato dall'architettura gotica, rinascimentale e barocca dei suoi palazzi e monumenti.
Famoso è anche il castello con il cortile rinascimentale costruito dagli architetti fiorentini, Francesco della Rocca e Bartolomeo Berecci e poi ci sono la cattedrale, la torre veneta del municipio e sopratutto la chiesa di Santa Maria.

Lasciamo questa città per trasferirci nell'ultima meta che ci porterà nella repubblica Ceka è precisamente nella sua capitale “Praga”

Anche in questa città riusciamo a trovare posto in uno Ostello, nel centro cittadino
dove a piedi abbiamo avuto la possibilità di visitare tutto il nucleo storico veramente di grande effetto scenografico.
Praga è una città fantastica, visitiamo il castello uno dei principali monumenti, un immenso edificio perfettamente conservato con una estensione di circa 45 ettari, dall'alto delle su torri si ha una visione complessiva dell'intera città.
Il famoso ponte Carlo con la porta di accesso e la torre gotica considerata la più bella di tutta l'Europa, lungo il suo percorso ci sono 30 statue di santi che fanno da ornamento, il municipio con il suo affascinate orologio dove le ore sono raffigurati dai dodici apostoli e nella parte inferiore c'è il calendario, si rimane incantati dallo scoccare dei minuti e dalle ore.
Ci sono poi delle chiese che meritano una visita come quella di San Nicola, del  bambin Gesù e il più suggestivo edificio sacro in stile gotico quello della cattedrale di Tyn.
Peccato che ormai il tempo a nostra disposizione è terminato si deve tornare alla vita di tutti i giorni, il dovere ci chiama e noi anche se con malincuore dobbiamo rispondere.

Tirato le somme è stato un bellissimo viaggio culturale è storico, bellissimi posti,
bellissima la compagnia e sopratutto (a parte la polizia locale) le fantastiche persone incontrate, specialmente nei luoghi al di fuori delle rotte turistiche.

Arrivati nel nostro garage la moto segna 9300 chilometri dalla nostra partenza, come sempre ci reputiamo fortunati per non avere avuto alcun problema sia alla moto che a noi stessi
Grazie a tutti gli amici che si sono rivelati veri compagni di viaggio.
Alla Prossima

Filippo Razza



 

(scusate per la pessima qualità) Foto cartacee scannerizzate