India On The Road

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Di questo immenso paese avevo letto e sentito tante storie piene di contraddizioni, alcune lo decantano altre lo denigrano tanto che la mia curiosità cresceva a dismisura. Finalmente decido che è arrivato il momento di visitarlo dedicando un arco di tempo abbastanza significativo per conoscerlo al meglio.

Siamo come sempre io e mia moglie, partiamo sabato otto dicembre alle ore quattordici da Milano Malpensa direzione New Delhi, il ritorno lo faremo lunedì undici marzo 2019 da Mumbai sempre su Milano.

Visiteremo il paese come abbiamo fatto in altri recenti viaggi, in autonomia e con qualsiasi mezzo locale.

Il volo è andato tutto bene abbiamo viaggiato con la compagnia Kuwait Airways..
Arriviamo in aeroporto a Delhi alle cinque del mattino e dopo appena mezz'ora, espletate le scartoffie di rito, con la metropolitana ci portiamo in centro e da lì con un tuk tuk in albergo.
La città è in fermento, ci sono tafferugli politici e non si riesce a raggiungere l'albergo perché la zona centrale è interdetta. Chiamo l'hotel per capire qualcosa di più e l’addetto dispiaciuto per il contrattempo mi comunica che può annullare la prenotazione senza problemi e senza penali di sorta .
Tutto il programma iniziale a questo punto salta, così dopo vari ripensamenti ci facciamo portare in una agenzia e con loro pianifichiamo l'intero tour del Rajastan con una macchina e autista.
Dopo varie contrattazioni riusciamo a spuntare un ottimo prezzo. 
Comunque non era così che doveva andare ma a questo punto ci adatteremo a fare i turisti trasportati.
Conosciamo Montu, il nostro driver, la macchina, una Suzuki diesel abbastanza comoda e pulita, cosa che da queste parti non è così facile.
Dopo le presentazione si caricano le valigie e si parte, la nostra prima tappa è la città di Agra.

Abbiamo tre ore di auto, in questo frangente facciamo conoscenza con questo ragazzo di soli trentadue anni già sposato e con tre figli.

In aeroporto ho comprato una sim indiana per lo smartphone e con questo man mano tramite Booking faccio la prenotazione alberghiera.

Arriviamo nel tardo pomeriggio, l'hotel prenotato non ha un buon aspetto, i servizi lasciano a desiderare ma in compenso il personale è gentile e disponibile, forse dobbiamo ancora capire i livelli delle stelle che gli indiani mostrano all'ingresso.
Agra è una città famosa per lo spettacolare sito del Taj Mahal, simbolo dell'India. Si rimane incantati per la bellezza e lo splendore del marmo bianco che ricopre il monumento tutto intarsiato di scritture e motivi floreali creati con pezzetti di altro marmo di diverso colore incastonati come mosaico, creando un capolavoro di eccezionale bellezza.
Altro monumento è la fortezza costruita in pietra di colore rosso e con mura di cinta spessissimi, dentro ci sono costruzioni anch'essi in marmo bianco, un insieme di enormità, grandezza e potenza dell'allora regnante.
Sono due giorni di continuo stupore per i nostri occhi.

Oggi undici dicembre abbiamo circa sette ore di viaggio per fare 350 km, la strada è a tratti dissestata e molto trafficata.
Arriviamo all'Ankur Resort di Sawai Madhopur all'incirca verso le ore 17.
L'Hotel è molto carino forse non proprio adatto per i nostri gusti ma accettabile.

Siamo venuti da queste parti solo per fare un safari nella giungla e vedere la tigre al Ranthambore Tiger resort.
La mattina ci facciamo una levataccia per essere pronti a partire alle sette con un camion fuoristrada scoperto e con i sedili al vento, guarda caso oggi pioviggina e fa freddo.
Indossiamo la giacca antipioggia, cappello, sciarpa di lana e una coperta che ci viene fornita dalla direzione,
per fortuna dopo un quarto d'ora dalla partenza smette di piovere.
Vediamo di tutto: antilopi, cervi, capre selvatiche, cinghiali, uccelli di vari colori, pavoni e tanto altro ma della tigre nemmeno l'ombra. Rimaniamo tutti delusi sentendoci quasi presi in giro, purtroppo questo felino ormai vederlo è come vincere alla lotteria.
Nel pomeriggio con il nostro driver andiamo a vedere il forte di Ranthambore posto su una altura e costruito direttamente sulla viva roccia, il complesso è immenso ci sono diversi palazzi e monasteri indù di cui uno ancora funzionate e affollato da devoti locali.
La sera in accordo con Montu andiamo a mangiare in un locale semplice e genuino dove degustiamo il piatto nazionale il “Thali”, un vassoio con dentro diverse ciotole piene di legumi, verdura, yogurt, pane e riso, l'equivalente del nostro menu fisso, direi un ottimo pasto al costo di poche rupie.
Domani la partenza è per le nove, destinazione Jaipur.
Dopo una colazione a base di uova, legumi e cetrioli carichiamo i bagagli in macchina e Montu prende la strada verso la nostra destinazione.
Si viaggia sullo sconnesso e su traffico immane per circa 120 chilometri, solo dopo la strada diventa in condizioni migliore e il traffico meno caotico.

Lungo il percorso facciamo una sosta caffè e prima di arrivare in città visitiamo il tempio delle scimmie così chiamato per la residenza di oltre cinquemila esemplari.
Il complesso è immenso e un po’ fatiscente lasciato in balia di questi simpatici animali.

Al momento del suo splendore certamente sarà stato un bellissimo complesso regale fatto di bei palazzi con un tempio e una cascata che allora alimentava una piscina dove i devoti si purificavano.
Dopo aver fatto un pasto veloce ci rechiamo direttamente all'Hotel TT Palace dove rimarremo tre notti.

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Jaipur è una città abbastanza interessante con molti palazzi di pregevole fattura architettonica, la nostra visita inizia con il City Palace per proseguire poi con il Hawa Mahal, Jal Mahal e il Fort Amber. tutti di una speciale bellezza indiana.

L'Hava Mahal, noto anche come palazzo dei venti, fu fatto costruire con pietra rossa e rosa per consentire alle donne della famiglia reale di assistere ed osservare le feste di strada senza essere viste.

Il forte Amber è fantastico, le mura di fortificazioni scorrono tra le colline per chilometri in difesa della cittadella fortificata.

La sera assistiamo allo spettacolo di luci e suoni proprio sull'imponente forte, un evento fantastico.
Montu si rivela oltre che un ottimo driver un bravo ragazzo, pronto a darti una mano, non faccio in tempo a dire quello che vogliamo che lui è immediatamente pronto ad esaudire la richiesta.

Domani si parte, direzione la città di Pushkar distante circa 155 chilometri.
Arriviamo in città prima dell'una giusto in tempo per prendere una camera in albergo e scendere subito al lago sacro, dove ci mescoliamo con i pellegrini del luogo che fanno abluzioni nell'acqua.
Ci limitiamo a osservare e fotografare lo scenario, le donne indossano abiti lunghi dai sgargianti colori, gli uomini indossano turbanti colorati e vestiti fatti di una stoffa bianca intrecciata su se stessa.

Un mondo surreale che ti riporta indietro nel tempo.
La cittadina è molto movimentata, c'è molto turismo locale e pochi turisti occidentali, quei pochi sono quasi tutti fanatici e seguaci del culto induista.
Incontriamo Fhilip e Anita, anche loro da queste parti per un tour di tre settimane. È stato fantastico rivedersi dopo circa dieci anni in un luogo fuori dal mondo.
Domani diciotto dicembre si riparte, destinazione la città di Udaipur a circa 280 chilometri.
Udaipur conosciuta anche come città dei laghi dove si affacciano i più bei palazzi, uno fra tutti il palazzo reale ricco di fregi architettonici da mille e una notte.
Molti templi sono sparsi nella città vecchia, il più interessante è quello di Jagdish, una grossa scala con due imponenti elefanti indica l'entrata al tempio.
Non ci facciamo mancare anche una bella gita in barca su lago Pichola per visitare il Jag Mandir un palazzo del 1550 costruito su una isola dove otto sculture di elefanti adornano l'ingresso. Attualmente una parte della costruzione è adibita ad hotel e non oso nemmeno chiedere il prezzo.
Girare a zonzo per le strade strette in mezzo al traffico colmo di scooter, tuk tuk, mucche e tanta ma tanta gente è veramente vivere l'India.
Chiudiamo la visita di questo splendido luogo ammirando il tramonto direttamente dal lago.

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Domani mattina si riprende la strada, destinazione Ranakpur a circa 90 chilometri.
Ranakpur è conosciuta soprattutto per il più grande e importante tempio Jainista di tutta l'India. Il tempio è imponente, una volta dentro si rimane esterrefatti e senza fiato per la bellezza delle colonne, dei soffitti e delle statue scolpiti a mano su marmo bianco. Il complesso è enorme e di rara bellezza, si visita con audio e cuffie in tutte le lingue.
Il pomeriggio lo trascorriamo sul lago per l'avvistamento dei coccodrilli, Montu ha gli occhi da lince, li scopre prima di noi così possiamo fotografarli con lo zoom della macchina fotografica.
Il lago pullula di uccelli di vario genere e la sera vengono giù gli animali che vivono nella foresta per abbeverarsi.
Non sembra di essere in India per la tranquillità che regna in questa zona, stranamente non ci sono molte persone né molti turisti così ci godiamo due giornate di tranquillità assoluta.
La sera nell'ampio spazio che circonda il tempio piccolo assistiamo a una festa locale con canti e balli tradizionali.
Domani la nostra direzione è Jodhpur a circa 160 chilometri.
Lungo la strada, circa 50 chilometri prima dell'arrivo, su consiglio di Montu facciamo sosta al tempio di Om Banna dedicato ai motociclisti. C'è una strana leggenda che racconta di questo personaggio schiantatosi contro un albero con la sua motocicletta, incidente in cui perse la vita. La polizia portò al deposito in caserma la moto, una Royal Enfield Bullet, l'indomani la moto era sparita, la ritrovarono di nuovo sul luogo dell'incidente. Riportata in deposito questa volta svuotarono il serbatoio e la legarono con la catena credendo che qualcuno avesse fatto uno scherzo ma l'indomani la ritrovarono di nuovo sullo stesso luogo. Così nacque la leggenda e la credenza popolare tanto da creare un tempio da venerare dove tutti gli autisti di qualsiasi mezzo a motore si fermano per chiedere protezione e benedizione sulla loro guida.

Jodhpur è conosciuta anche come la città blu per il colore delle case anche se ormai un po’ sbiadito.

Bellissimo e imponente il forte di Mehrangarh costruito su una collina rocciosa da dove si domina tutta la valle.
Fantastico il tempio di Jaswant Thada fatto interamente di marmo bianco e l'antico tempio di Mandore Garden risalente al secolo sedicesimo.
Il mercato centrale si svolge sotto la torre dell'orologio ed è un brulicare di gente, le vie circostanti sono piene di negozi dove si vendono le migliori qualità di spezie.

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Oggi lasciamo questo luogo stupendo per un'altra tappa, Jaisalmer a circa 300 chilometri vicino al confine col Pakistan nel pieno deserto del Thar.
Jaisalmer è conosciuta anche come città d'oro per il colore dei suoi palazzi. Il perché del nome viene dalla pietra arenaria di colore oro che si trova nelle vicinanze.
La lunga corsa in macchina o in treno per visitare questo luogo viene ripagata dallo splendore della città e dei suoi templi Jainisti che incantano per la loro bellezza.

Girare dentro la cittadella murata racchiusa da alte e possenti mura è come essere proiettati indietro nel tempo,

splendidi palazzi costruiti in pietra e legno lavorati da esperti artigiani del tempo ne fanno un luogo da sogno.

La città fu il centro del commercio tra l'Asia e l'India nel periodo carovaniero e questo fece la ricchezza di molti per secoli.

Lasciamo la città per trasferirci una notte nel deserto a circa cinquanta chilometri verso il confine pakistano per vedere le dune di sabbia, fare una passeggiata sul dorso del cammello e fotografare il tramonto.

Domani 26 dicembre si parte per la penultima tappa prima di lasciare il Rajasthan, la città di Bikaner distante circa 340 chilometri.
Il viaggio prosegue veloce e stranamente c'è poco traffico, la strada tranne in alcuni punti ancora in costruzione è scorrevole con un manto stradale di ottima fattura.
Arriviamo verso le tre del pomeriggio al Sagar Resort hotel.
Dopo aver preso possesso della camera usciamo per vedere nelle vicinanze, il palazzo Lallgarh un grosso complesso del primo novecento costruito dal regnate Gang Singh.

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La mattina presto iniziamo il giro con Montu che ci porta a visitare i luoghi d'interesse, come primo luogo visitiamo il forte Junagarh, imponente all'esterno e bello all'interno con alcune stanze di alto pregio colorate da motivi floreali e specchi.
Finito il giro con un tuk tuk visitiamo il centro storico, dove ci sono alcuni palazzi bellissimi ma posti in un contesto caotico, le vie sono strette, la popolazione è immensa ed il traffico allucinante, ci si muove tra bancarelle, negozi, ambulanti e mucche al pascolo.
Il Jain Temple è straordinario, questo tempio jainista è diverso da tutti gli altri perché non è intarsiato e lavorato su marmo ma la pietra e le pareti sono tutti dipinte da colori raffiguranti motivi floreali, scene e storie del credo religioso.
Il Karni Mata Temple è un tempio dedicato ai ratti, si trova nella cittadina di Deshnoke trenta chilometri da Bikaner.
Assunta si è rifiutata di entrare, la mia curiosità invece è troppo forte e decido di visitarlo.

Dentro ci sono migliaia di topi che girano indisturbati tanto da dover fare attenzione a non calpestarli, altri sono intenti a bere latte da bacinelle messe apposta per loro.

Nella cripta del tempio vero e proprio ce ne sono a centinaia che mangiano e bevono tutto quello che i devoti portano loro come offerte.

Riprendiamo l'auto per recarci nella cittadina di Mandawa.
La strada è ottima e si procede spediti, Montu fa una deviazione per farci vedere un paese con diverse case Haveli, peccato che sono tutte lasciate nell'incuria totale, alcune con l'aiuto di una persona che ha le chiavi riusciamo a visitarle.

Una volta dentro rimaniamo incantati dallo spettacolo dei soffitti e pareti affrescati con colori accesi raffiguranti scene mitologiche e storie religiose tanto da sembrare dei quadri affascinanti.

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Assunta è da ieri sera che non sta bene, ha un po di febbre e un lieve mal di stomaco che le dà qualche scarica, per fortuna durante il tragitto le viene il bisogno solo una volta.
Arrivati in hotel rimaniamo di stucco per la bellezza del posto, è una casa antica Haveli tutta decorata e con interni ben tenuti, l'unica pecca è che le camere sono molto fredde tanto da doversi mettere il pigiama pesante.
Assunta che ancora accusa la febbre, non resiste e va subito a letto.
La sera, viste le condizioni, la cena la faccio portare direttamente in camera.
Esco solo io per fare alcune foto ad alcune belle costruzioni, un po’ in decadenza e mal gestite ma nel complesso veramente belle.

Domani mattina ultima tappa, si ritorna a Delhi distante circa 280 chilometri.
Nel mio girovagare per il mondo una città così intrigante, immensa, caotica, rumorosa e sporca, dove l'impossibile è possibile, non l’avevo mai vista.. Ti guardi intorno e vedi che la convivenza con il cane, la mucca, l'asino, il cavallo il toro, il bufalo e i topi anche nel frastuono del traffico si realizza nel migliore dei modi, nessuno si arrabbia, nessuno urla o bestemmia, questa è la capitale indiana.
I monumenti da visitare sono molti e noi i tre giorni disponibili li spendiamo visitando il meglio, iniziando con il Red Fort, un colossale complesso in cui all'interno si possono vedere diversi palazzi.

Segue L'Azan Tower, una delle più antiche moschee, il palazzo del parlamento e il viale trionfale fino alla porta dell'India, lo Sri Laxmi Narayan Mandir coloratissimo tempio Indù, il Raj Ghat dove arde perenne la fiaccola in ricordo di Gandhi e il colossale complesso della tomba di Humayun.
 

Il nostro giro con auto e autista finisce qua, salutiamo con affetto Montu che è stato parte di noi per tre settimane, lui quasi si emoziona quando nel lasciarlo gli diamo una lauta mancia per i servizi resi.

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La sera del 31, notte di capo d'anno, la passiamo sul treno che ci porta nella città sacra di Varanasi.
La mattina dell'anno nuovo verso le sette con un tuk tuk ci rechiamo nell'hotel Heritage Inn dove staremo tre notti.
L'albergo è posto in uno dei vicoli interni appena sopra la riva del Gange, ottima posizione per muoversi a piedi e visitare i luoghi d'interesse.
Varanasi è la città sacra per gli induisti come la Mecca è per l'Islam, si deve venire almeno una volta nella vita per bagnarsi nelle acque del fiume sacro.
Descrivere questa città è molto difficile si fa fatica a trovare le parole perché bisogna viverla personalmente.
Assistere alle cerimonie della cremazione è una esperienza toccante e indimenticabile.
Passeggiare osservando i templi che si affacciano sulla riva, vedere persone che vendono doni floreali da donare agli dei e allo stesso fiume, scansare le mucche che girano indisturbate, stare attenti ai cani, venire continuamente chiamati a fare un selfie con i locali e vedere santoni di tutte le specie, sì tutto questo ci fa sentire come proiettati in un altro mondo.
Altra chicca è andare a vedere il Ramnagar Fort che si trova dall'altra parte del fiume, un po in disuso ma merita lo stesso anche solo per staccare dalla misticità della città.
Con un tuk tuk ci portiamo a 13 chilometri fuori Varanasi nella cittadina di Sarnath per vedere i resti del grande sito buddista, il Dharmpal Monument e la Chaukhandi Stupa, tutto costruito in mattoni rossi, questo luogo è meta di pellegrinaggio di buddisti che arrivano da tutta l'Asia.

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Finita la nostra permanenza a Varanasi, domattina si prende il treno per recarci nella cittadina di Bodh Gaya, dove si narra nacque il buddismo.
Ci facciamo una levataccia inutile perché poi il treno parte con due ore e mezzo di ritardo, pazienza questa è l’India.
Arriviamo a destinazione all'una, con un tuk tuk ci portiamo in albergo che dista circa quindici chilometri dalla stazione.
L'Hotel Bodh Vilas è un’ottima location, un po’ distante dai siti da visitare ma in compenso l'albergo ci mette a disposizione una navetta per andare e venire.
La cittadina sembra ordinata e un po’ più pulita di altri posti, per entrare al Tempio di Mahabodhi si paga solo per la macchina fotografica e l'ingresso è gratis.
Un mare di pellegrini buddisti si riversano dentro per omaggiare e pregare in questo luogo sacro. Si racconta che in questo luogo sotto l'ombra di un albero di ficus religius il Siddartha Gautama ricevette l'illuminazione dei suoi pensieri filosofici e così nacque l'era del buddismo, era l'anno 500 a.c.
La Stupa principale è alta circa trentacinque metri, l'interno è fantastico e il cortile cosparso di altre piccole stupe ricoperte di ghirlande di fiori.
Il famoso albero si trova proprio a ridosso del Tempio principale, naturalmente non è lo stesso albero ma si racconta che appartiene alla stessa stirpe perché nel corso degli anni quando stava per morire una radice dello stesso veniva ripiantata così fino ai giorni nostri.
Ci sono molti altri templi sparsi in città costruiti da diversi paesi esteri come la Thailandia, il Vietnam, il Bangladesh e altri ancora.
Ultimamente è stata costruita una maestosa statua in pietra raffigurante il Buddha alta circa trenta metri.
Rimaniamo due giorni a girovagare, visitando perfino un monastero scavato nella roccia situato a più di venti chilometri di distanza.
Torniamo in hotel verso le diciassette perché per le nove di sera abbiamo il treno che ci porterà a Calcutta.

Grazie a una applicazione scaricata sul mio smartphone, consigliata da un australiano, dove inserendo il numero di prenotazione che si ha sul biglietto si può vedere se il convoglio porta ritardo, con questo si evitano i tempi di attesa in stazione.

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In questo caso ci è stata molto utile, scopriamo che il treno viaggia con un ritardo di quattro ore che aumentano sempre più man mano che passa il tempo.
Rimaniamo in hotel fino alle due di notte sdraiati sui sofà della hall aspettando che il ritardo si riduca.
Per farla breve il treno dalle nove di sera è poi partito alle sei e trenta del mattino portando un ritardo di dieci ore, certamente ci sarà stato qualche problema sul tratto ferroviario perché un ritardo del genere non si è mai più verificato.
Arrivati finalmente a Calcutta per fortuna abbiamo un hotel abbastanza accettabile con tutti i servizi essenziali in una zona servita da ristoranti e mezzi pubblici.
Oggi otto gennaio ci muoviamo a piedi, destinazione la cattedrale di San Paolo costruita in stile gotico, proseguendo si incontra il Victoria Memorial un grande palazzo con una enorme cupola costruito in memoria della regina Vittoria oggi adibito a museo.
Non potevamo certamente mancare la nostra visita alla piccola ma grandissima Madre Teresa.

Nella casa missionaria di Calcutta si trova la sua umile tomba e la stanzetta dove trascorreva il suo tempo quando si trovava in città, ancora oggi molti volontari affollano questa congregazione fondata da lei per gli aiuti ai più bisognosi.
Oggi giornata dedicata ad alcuni monumenti prestigiosi come il tempio di Kalighat uno dei più frequentati da pellegrini indù poi con un taxi ci portiamo lungo la sponda del fiume Hughli dove nel settecento è stato costruito il porto per il commercio delle compagnie delle Indie.
Il centro della città è un susseguirsi di palazzi coloniali alcuni adibiti a centri del potere altri fatiscenti e in disuso.
Torniamo in hotel adoperando l'unica linea della metropolitana super affollata..
Domani dieci gennaio lasceremo Calcutta per trasferirci sempre in treno a Bhubaneswar nella  regione dell'Orissa sperando che non ci sia ritardo come la volta scorsa.
Il treno parte in orario, forse perché si forma proprio in questa stazione cosi abbiamo la possibilità di accomodarci e sistemare le valige con facilità.

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Stranamente il treno prosegue velocemente facendo anche poche fermate e l'arrivo è quasi in perfetto orario
L'hotel Rail view è a poca distanza dalla stazione tanto da recarci sul luogo direttamente a piedi.
Bhubaneswar è conosciuta anche come la città dai mille templi, ovunque ti giri ne vedi uno.
Scegliamo i più belli e importanti cominciando dal Tempio di Lingaraj, pieno di pellegrini e devoti, peccato che l'ingresso è aperto solo agli induisti, noi possiamo vederlo solo dall'esterno. Il complesso è imponente e molto antico risale al secolo undicesimo, da una piccola torretta possiamo scattare alcune foto ricordo.
Gli altri a seguire sono il Bramehswara Temple, stranamente quando lo visitiamo non c'è anima viva così possiamo girarlo indisturbati.A seguire il Vasudev e il Bindu Sagar Temple che si trovano in un lago credo artificiale dove i devoti si fanno il bagno purificatore. Altra chicca sono il Parasuramesvara e il Rajarani Temple.

Con un tuk tuk andiamo a visitare le Udayagiri Cave, sono venti grotte scavate nella roccia arenaria che contengono templi indù risalenti al V secolo, un complesso veramente da non perdere perché molto suggestivo.
Usciti dal sito ci incamminano per la città curiosando e guardando il grande traffico e la gente indaffarata. Lungo il nostro girovagare ci fermiamo in un buon locale accogliente dove seduti all'ombra di un ombrellone ci gustiamo un quasi ottimo caffè.
Dopo esserci riposati ci incamminano verso il tempio di Kapileshwar Mandir altro vecchio tempio indù dove i devoti si bagnano nella vasca adiacente ed alcuni fanno anche il bucato, strana gente gli induisti.

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A questo punto torniamo in hotel con il solito tuk tuk stanchi ma piacevolmente soddisfatti.
Altra giornata di visita ma questa volta ci affidiamo a un taxi che con circa venticinque euro ci porta a sessanta chilometri di distanza dove visitiamo il Tempio del sole.
Konarak è un tempio particolare e molto affollato, costruito con pietra granitica nelle sembianze di un enorme carro con dodici ruote per parte trainato da sette cavalli. È molto imponente e anche se un po’ in disuso, è uno spettacolo di bellezza architettonica tutto adornato da bassorilievi raffiguranti motivi floreali, scene divine e figure umane intente al sesso nelle diverse posizioni del Kamasutra.
Trascorriamo altri due giorni per parchi e templi che non finiscono mai, ci spostiamo con i tuk tuk che sono felici e ansiosi di facilitarti gli spostamenti.
Oggi sedici gennaio con il treno lasciamo questo posto per spostarci più a sud nella città di Vijayawada.
Sembrerà strano che in India un treno arrivando da più di duemila chilometri di distanza porti un ritardo di appena quaranta minuti.
Passiamo la notte in cuccetta in un totale disordine e sporcizia, non hanno proprio in zucca l'ordine e la pulizia, in India si vive così.
Arrivati in stazione abbastanza presto ci trasferiamo in hotel, ma visto che sono solo le dieci dobbiamo aspettare circa un'oretta prima di prendere possesso della nostra camera.
Il caldo scendendo più a sud inizia a farsi sentire tanto che nelle ore di punta tra l'una e le quattro è meglio stare al coperto.

Vijayawada si traduce in Luogo Della Vittoria posta sul fiume Krishna , per noi doveva essere solo un punto di sosta per spezzare il lungo viaggio verso Chennai, invece la troviamo molto interessante tanto da fermarci quattro giorni.

I siti più importanti sono il tempio di Kanaka Durga, la moschea di Hazarat Bal e la collina di Gandhi, dove svetta una statua a lui dedicata.

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Altra visita ad alcuni templi che si trovano a Mangalagiri una cittadina a circa tredici chilometri. Il Ganga Bhramaramba Temple è il tempio che occupa un'intera piazza, meta di pellegrinaggio locale. Lasciata la piazza ci incamminiamo salendo centinaia e centinaia di gradini per arrivare in cima alla collina da dove si ha un panorama su tutta la città.
Scendendo in basso le gambe ci tremano per lo sforzo della salita, così ci fermiamo facendo alcuni esercizi di rilassamento.
Torniamo in albergo verso le tre del pomeriggio sotto un caldo insopportabile.
Oggi ventuno gennaio alle sei del mattino prendiamo il treno express per Chennai.
L'hotel prenotato si rivela pulito, comodo e vicino alla spiaggia, anche se di fare il bagno non se ne parla perché in India non hanno proprio la cultura della tintarella.
Chennai è la capitale del Tamil Nadu, regione del sud est dell'India.
Il caldo qua è più sopportabile perché la brezza del mare si fa sentire.
La città è caotica come tutte le metropoli, lo strombazzare delle macchine dei tuk tuk e dei motorini è una costante musica indiana.
Oggi gironzoliamo per la città visitando la zona che costeggia il mare, ci troviamo su una spiaggia di dimensioni enormi dove i locali fanno pic-nic, giocano, vanno a cavallo e guardano le onde abbattersi sulla riva.
Il giorno successivo dedichiamo l'intera mattinata alla visita di alcuni templi, con un tuk tuk ci rechiamo  fuori città per vedere un tempio direttamente costruito in riva al mare, il suo nome è Ashtalakshmi. C'è una tale sporcizia in giro che ci rifiutiamo di entrare scalzi, lo guardiamo e lo fotografiamo dall'esterno.
Kapaleeswarar Temple si trova in città, Il suo Gopuram principale supera l'altezza di quaranta metri pieno di bassorilievi colorati raffiguranti gli dei, questo tempio è il più importante della città ed è visitato da moltissime persone.
Come ultima attrazione prima di fare uno spuntino visitiamo la cattedrale di San Tommaso, si racconta che in una grotta nelle vicinanze morì dopo essersi rifugiato per sfuggire alla persecuzione religiosa.
Domani ventiquattro gennaio abbiamo il treno per Chengalpattu, sono solo circa sessanta chilometri vogliamo stare quattro giorni per poter visitare la zona.

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L'hotel si trova a circa tredici chilometri dalla stazione, abbastanza isolato e tranquillo, un angolo di paradiso fuori dal frastuono del grande traffico.
La prima giornata la dedichiamo a organizzare la tappa successiva procurandoci il biglietto del treno e studiando come fare la visita di domani in un luogo che si trova a circa quaranta chilometri.
Recentemente mi sono scaricato l'applicazione di OLA Cabs una sorta di associazione di taxi (come Uber da noi), oggi l'ho messa in pratica per far ritorno in albergo scoprendo che è molto facile e poco costosa, domani cerchiamo di fare la prova del nove per recarci a Mamallapuram.
Mamallapuram è un posto fantastico, il tempio sul mare è una favola costruito nel quinto secolo.
Visitiamo la zona delle cave dove ci sono bassorilievi scolpiti su pietra granitica raffiguranti elefanti e personaggi religiosi su intere pareti, un masso di roccia enorme dalla forma sferica fa paura guardarlo perché sembra in bilico quasi come stesse rotolando verso valle.
La zona è molto vasta e per visitarla ci mettiamo un paio d'ore, ogni tanto riposando sotto l'ombra di un albero o al fresco di un tempio.
La sera andiamo a mangiare allo Sky Terrace in un grosso albergo di lusso che si trova a due chilometri di distanza, un po’ caro per gli standard indiani dove finalmente troviamo un angolo di pace e di pulizia dove possiamo bere anche una ottima birra.
Oggi solito taxi per farci portare a Kanchipuram dove ci sono diversi templi antichi veramente speciali, quello più interessante è il Ekambaranathar. merita passarci almeno un paio d'ore.

Anche oggi di prima mattina ci rechiamo alla stazione per prendere il treno, destinazione Chidambaram.
Sono solo tre ore di viaggio nell'affollato treno dove tutti vogliono sapere di dove siamo, come ci chiamiamo, se l'India è di nostro gradimento e se possono farsi un selfie con noi.

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Arriviamo a destinazione quasi puntuali e subito dopo con un tuk tuk ci rechiamo nella homestay gestita da una coppia di anziani simpatici con negozio di gioielleria proprio sotto casa.
Oggi dedichiamo l'Intera mattinata alla visita del grande Nataraja Temple, un quadrilatero nel centro città dove si accede da quattro porte sormontate da altissime Gopuram.
Il complesso è del secolo decimo costruito dal re Chola che in quegli anni imperava sull'India del sud.
Alcuni templi sono in restauro altri sono in splendida forma arricchiti da colonne e bassorilievi scolpiti nella pietra.
L'atmosfera che si respira all'Interno è mistica, i profumi di fiori, incenso e cera sono molto forti.
Per la gente devota i templi sono una sorta di casa comune dove si va per pregare, incontrare gli amici, mangiare, sgranocchiare qualcosa e passare il tempo in un luogo fuori dal frastuono quotidiano.
Questa sera siamo invitati a cena dai gestori della homestay, vedremo cosa raccontare.
Simpaticissimi, ci hanno fatto una cena tipica vegetariana a base di legumi e riso, niente di eccezionale ma molto buona, non fanno altro che chiederci di dare una ottima recensione su Booking.
Trenta gennaio prendiamo il treno per recarci a Thanjanur sempre più a sud, a circa centoventi chilometri.
I gestori dell'hotel Victoria non sono molto gentili, sembrano fare il loro lavoro senza interesse alcuno.
Comunque la camera è abbastanza accogliente con i servizi che servono, per il resto non ci interessa altro.
A piedi ci rechiamo al vasto complesso di templi risalenti alla dinastia Chola dell'anno mille e patrimonio dell'UNESCO il Brihadeeswara Temple.
Incantevole struttura e molto ben conservata, dentro il sito si respira un po di pace perché non c'è il frastuono infernale dei motorini e di altri mezzi di locomozione.
La seconda visita la facciamo al Maratha Palace, un po in decadenza ma ancora molto bello con affreschi alle pareti, statue e manufatti di alto pregio storico e artistico.
Camminando per le vie ci soffermiamo in un locale di frutta dove riusciamo a mangiare un intero ananas e un nocciolo di cocco preparati e messi direttamente sul piatto, una bontà.
La sera degustiamo una cena a buffet in un hotel a cinque stelle, ci siamo abbuffati come non mai con solo duemila rupie compreso mancia (circa 25 euro).

Oggi levataccia per prendere il treno delle sei e trenta per Madurai.
L'albergo si trova a due passi dal centro e dal Tempio principale.
La mattina dopo colazione usciamo con l'intenzione di visitare il complesso templare ma oggi è domenica e i pellegrini si accalcano in massa.
Cambiamo idea lo visiteremo domani, essendo lunedì magari ci sarà meno gente, oggi andiamo al palazzo Thirumalai Nayakkar.
Rimane una minima parte di quello che era un tempo ma quello che è rimasto dà lo stesso l'idea di grandezza e di splendore.
Alte colonne si ergono fino al soffitto finemente decorato con bassorilievi in stucco raffiguranti animali mitologici,
peccato che è alla mercè dei colombi che impiastrano tutto. Camminando riusciamo a raggiungere il Vandiyur Mariamman Temple, situato in mezzo a un lago artificiale.
In questo luogo ogni anno tra febbraio e marzo si svolge la festa devozionale che dura dieci giorni.
La sera con la mia ricerca su Google riesco a trovare un locale ristorante posto su una terrazza con una vista stupenda sulla città in cui si beve anche una ottima birra
Lunedì quattro febbraio facciamo visita al Meenakshi Temple, prima dell'ingresso si devono depositare lo zaino, lo smartphone e la video camera, vietato fotografare, in questo modo ci godremo le bellezze architettoniche, le divinità e i pellegrini in preghiera con molta calma e attenzione, il tutto un vero spettacolo.
Per le foto ci siamo sbizzarriti fuori e per le strade che sono sempre uno spettacolo di colori e profumi.
Il ristorante sul terrazzo ormai fa parte di noi, la sera ci godiamo il panorama e il fresco gustando cibo indiano molto saporito e bevendo una buona birra.
Domattina si riprende il treno, destinazione Kovalam nel Kerala dove abbiamo intenzione di rilassarci un po’ sulla spiaggia del mar arabico.

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Arriviamo in stazione quasi in orario e con un taxi ci portiamo a Kovalam beach, dove prendiamo possesso di una bella camera con balcone e vista sul mare.
In questa regione e in particolare in questa località non sembra di essere in India perché non c'è il frastuono di motorini, poca gente locale e molti turisti, il villaggio è pieno di alberghi, Resort, ristoranti e negozi di ogni tipo.
La mattina, dopo una ottima colazione direttamente servita in camera scendiamo in spiaggia e affittiamo un ombrellone e due sdraio per l'intera giornata.
Il mare è agitato con cavalloni giganti dove ci si diverte facendosi trasportare dalla corrente, l'acqua è calda ed è un piacere tuffarsi e giocare con le onde.
In questi giorni facciamo vita da spiaggia pranzando con la frutta tropicale direttamente sotto l'ombrellone poi verso le due lasciamo la spiaggia per un riposino in camera per riprendere alle quattro fino al tramonto.
I giorni trascorrono in totale serenità e relax, spiaggia, mare e cibo
Il sabato e la domenica il luogo è affollato dai locali che vengono a passare il weekend, arrivano a frotte in pullman strapieni, è uno spettacolo osservarli, sembrano non avere mai visto il mare, giocano con l'acqua come dei bambini e i bagnini che vigilano sono sempre col fischietto in bocca per richiamarli all'ordine appena si allontanano dalla riva.
La mattina presto abbiamo preso la buona abitudine di fare lunghe passeggiate, percorrendo tre volte l'intera spiaggia che ad occhio misura più di un chilometro.
Bello vedere i pescatori tirare le loro reti messe in acqua la sera prima, mentre lo fanno cantano una litania di buon auspicio, tutto questo è uno spettacolo da vedere e fotografare.
La sera del sabato e della domenica si svolgono cerimonie religiose in spiaggia dove vengono allestiti dei piccoli tempietti, lo scenario e il frastuono dei tamburi ne fa uno spettacolo unico pieno di colori e profumi.

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Oggi undici febbraio lasciamo questo posto incantevole per recarci in treno a circa 170 chilometri più a nord nella cittadina di Alleppy.
L'Holliday beach resort non è come il nome altisonante vuole farci credere, però nel complesso abbiamo una camera con balcone e vista sul mare.
La maggior parte della notte la trascorriamo lottando con le zanzare, la mattina troviamo le lenzuola e i cuscini macchiati di sangue.

La nostra prima richiesta è il cambio della biancheria, richiesta che viene prontamente esaudita in più ci forniscono un aggeggio elettrico con dentro un liquido antizanzara.
Alleppy oltre alle sue spiagge è famosa per i molti canali navigabili “Backwater”dove ci sono dei villaggi tradizionali da visitare.
Il giorno successivo andiamo direttamente dove partono le imbarcazione per le gite e ne contrattiamo una per un giro di circa tre ore.

La barca naviga silenziosa lungo canali pieni di vegetazione acquatica talmente fitta da non vedersi nemmeno l'acqua. Nei bordi della riva alte piante di cocco e vegetazione tropicale fanno una splendida cornice, nei pochi momenti in cui la vegetazione si dirada si intravedono vasti campi seminati di riso e cereali.

I villaggi che attraversiamo sono molto caratteristici, la vita scorre come se il tempo si sia fermato al medioevo. Facciamo lunghe passeggiate lungo questi canali osservando la vita e il lavoro degli indigeni, gli uomini dedicano il loro tempo alla pesca mentre le donne fanno il bucato direttamente sulla riva.

 

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Oggi quindici febbraio ci rechiamo in stazione per raggiungere la città di Cochin.
La nostra prenotazione fatta sempre con Booking si trova nel quartiere di Fort Cochin , arrivati sul posto ci prende in consegna una simpatica famiglia che ci affitta una camera dotata di tutti i confort e un bel balcone compresa colazione indiana.
Una volta sistemati nel pomeriggio usciamo per dare una prima occhiata alla zona e renderci conto che è abbastanza vivace, fornita di ristoranti, mercatini e a due passi dalla passeggiata sulla spiaggia.
Oggi giriamo per la città visitando molte chiese lasciate in eredità dalla colonizzazione Portoghese, in una di queste fu sepolto Vasco De Gama prima di essere riportato a Lisbona.
A mezzogiorno ci accomodiamo in un locale che si fregia del nome italiano dove mangiamo una ottima fetta di torta e un caffè quasi buono. Nel pomeriggio assistiamo alla pesca delle reti tradizionali cinesi, un vero spettacolo vedere i pescatori all'opera.
La sera partecipiamo (previa prenotazione fatta dal nostro gestore di casa) a una rappresentazione del Theyyam, una danza religiosa tradizionale fatta di costumi raffinati e personaggi mitologici con il viso e il corpo pitturati in modo tale da sembrare mascherati, una vera arte che si tramanda da padre in figlio.
Visitiamo il Mattancherry Palace, la Jewish Synagogue, il tempio per soli Indù e alcune chiese. Tutto questo l'abbiamo fatto a piedi esplorando la cittadella con calma e senza stress.
La sera dopo una bella cena a base di pesce e birra assistiamo a una bellissima cerimonia religiosa con elefanti e musica assordante, una eccezionale esperienza.
Oggi diciotto febbraio ci rechiamo in stazione per la prossima tappa che ci porta a Thrissur, una cittadina a novanta chilometri.
Per trovare la homestay prenotata abbiamo dovuto telefonare per le indicazioni, tutti gli autisti dei tuk tuk interpellati non sapevano identificare il luogo, si trova in un quartiere nuovo pieno di villette molto tranquillo a circa due chilometri dal centro.
In questi due giorni giriamo questa cittadina per le vie del centro con tranquillità, incontrando molte persone gentili, la loro richiesta è sempre la stessa farsi un selfie con noi.
Il tempio principale che pensavamo di visitare per noi non induisti è interdetto ci dobbiamo accontentare di fotografarlo dall'esterno.
Ci sono molte chiese cristiane, la più interessante è la basilica di nostra signora costruita in stile gotico con il campanile che si erge maestoso.

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Visitiamo anche il Thampuram Palace, oggi adibito a museo e il suo antico giardino con una vasca d'acqua grande più di un campo da calcio dove l'acqua è interamente ricoperta da piante acquatiche con centinaia di anatre che nuotano o almeno ci provano.

Vista la crescita alquanto disordinata dei miei capelli ne approfitto per uno sciampo e taglio per la modica cifra di cento rupie.
Oggi ventuno febbraio sempre con il treno ci spostiamo in una delle spiagge di Kannur..
Il tuk tuk che ci porta alla homestay fa fatica trovare il posto ha dovuto telefonare parecchie volte per le indicazioni.
Siamo in mezzo alla foresta di cocco a cinque minuti di sentiero dalla splendida spiaggia.
I gestori sono una coppia di persone fantastiche, ci fanno colazione, pranzo, cena e la cosa ancora più fantastica è che alla mia richiesta di birra rispondono con un bellissimo yes
La mattina come ormai d'abitudine prima della colazione ci facciamo lunghe passeggiate in spiaggia prima che il sole inizi a scaldare,
Trascorriamo due giorni di relax fuori da tutti e da tutto.
In questo momento sto scrivendo questo diario seduto nella veranda della casa circondata da alberi da cocco, con il frastuono piacevole dei volatili e un bel fresco dato da un debole venticello.
In serata andiamo con un tuk tuk ad assistere a un evento tradizionale che si svolge nei templi del Kerala settentrionale ogni anno da febbraio a marzo.
Il Theyyam un festival di suoni e colori con personaggi raffiguranti figure mitologiche vestiti con costumi particolari e con il corpo e il viso dipinti da sembrare delle vere maschere. Stessi personaggi visti in teatro a Cochin ma in questo caso una cosa in grande fatta nel contesto mistico direttamente nel tempio..

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Un vero spettacolo a cui tutto il paese partecipa pregando, facendo donazioni e mangiando gratuitamente i pasti (pranzi e cene) offerti dall’organizzazione.

Una esperienza a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare anche noi.


Si riparte lasciando un pezzo di cuore in questo posto magnifico, destinazione
Mangalore, tappa di trasferimento verso Goa.
La città sembra abbastanza ordinata per essere indiana, c'è poco traffico e non sembra vero.
Oggi di prima mattina ci rechiamo in stazione per fare il biglietto per la prossima tappa e dopo con un tuk tuk ci rechiamo al tempio di kadri Sri Manjunatha posto a ridosso di una collina, semplice ma molto suggestivo.
Dopo un caffè e un dolce passiamo alcune ore in un centro commerciale dove facciamo alcune compere.
Visitiamo il tempio più famoso della città lo Shree Gokarnanatha dove al centro del grande spazio interno spicca una grossa statua dedicata alla mucca sacra.

Sempre a piedi andiamo a St.Aloysius Chapel per vedere gli affreschi interni che sono una meraviglia, peccato non poter fare le foto perché vietato.
Oggi 27 febbraio si riprende il treno per andare nel posto balneare più famoso dell'India, Goa.
Tramite Booking troviamo sistemazione in un appartamento nella spiaggia di Varca. Il posto è a cinque minuti dal mare e nei dintorni ci sono diversi ristoranti dove si mangia bene e si beve birra.
Peccato che l'appartamento lo troviamo molto sporco e di conseguenza l'abbiamo dovuto rendere decente noi facendo pulizia, per il resto niente da dire ci sono tutte le comodità anche per cucinarsi delle pietanze.
Trascorriamo quattro giorni di sano relax in un mare pulito e una spiaggia chilometrica , dove facciamo lunghe passeggiate.
La zona è dominio Russo, la maggioranza dei turisti sono russi e i locali espongono anche il menu in Cirillico.

Finite queste quattro bellissime giornate in cui ci siamo arrostiti al sole ci rechiamo nella penultima tappa del nostro viaggio, Ratnagiri.

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L'hotel è ottimo, camera pulita e personale gentile c'è anche una buona colazione vegetariana indiana.
La visita principale è la zona costiera con il vecchio forte e il faro ancora funzionante. Dall'alto del promontorio si gode una visione spettacolare sulle insenature del mare arabico. In una spiaggia lungo la passeggiata si trova un Resort dove facciamo uno spuntino e beviamo una buona birra fresca.
Oggi visitiamo l'acquario che a dir la verità non è un gran ché, comunque è sempre un bel vedere, peccato che la vasca dove sono contenute due tartarughe giganti sia troppo piccola.
Il Thiba Palace è stata la sede del Re birmano esiliato dopo l'occupazione da parte dei Britannici della sua nazione, un po in decadenza in quanto l'Intendenza delle belle arti indiana utilizza solo una minima sezione del complesso come museo.
Oggi sei marzo si parte per l'ultima destinazione del nostro lungo viaggio in India, Mumbai, da dove prenderemo il volo di rientro non prima di aver visitato la città.
Rispetto a New Dheli la città si presenta molto ordinata e meno caotica, magari è perché ci siamo abituati?
Nel centro ci sono molti bei palazzi dell'era inglese, lunghi viali e larghi marciapiedi dove si può camminare liberamente.
Le attrazioni principali sono: il portale dell'India da cui partono i traghetti per una visita all'isola dell'elefante dove ci sono dei templi scavati nella roccia, il Taj Mahal Palace, la torre dell'orologio, il grande parco Oval Maidan dove giocano e si allenano i giocatori di cricket, la famosissima vecchia stazione ferroviaria di Chhatrapati Shivaji, il palazzo Maharaja Vastu adibito a grande museo e tanti altri palazzi che non sto ad elencare.
Giriamo per quattro giorni visitando il meglio della città con il trasporto più comodo, veloce ed economico, la linea dei treni interni che arrivano quasi in ogni punto di questa megalopoli.

 

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Tre mesi sono volati via è arrivato il momento di lasciare questo immenso paese che ci ha ammaliati e rapito il cuore facendoci ricredere da tutti i racconti scritti da altri viaggiatori dove si leggevano cose orribili.

Si è vero la sporcizia è sovrana, il caos è immenso, le persone sono tante ma veramente tante, la religione è diversa e alle volte incomprensibile, il cibo è molto piccante ma forse è per tutto questa diversità che piano piano l'India e gli indiani ti entrano nel cuore.

Siamo rimasti incantati dalla cultura storico sociale, dai palazzi da mille e una notte, dai templi antichi e moderni e dalla splendida natura paesaggistica.

L'India non si può raccontare si deve vedere e viverla di persona.

Filippo Razza